STORIE DI PAESE
Il contrabbando è un traffico illecito di merci tra Stati diversi senza il pagamento dei dazi doganali o in spregio alle regole che limitano il commercio di determinati beni. La "Grotta" è un rifugio naturale che il bosco offre ai praticanti tale commercio.
Tra lauri, allori e noccioli sovrastati dai più alti fusti di castagni, frassini e querce è lì:
"LA CASA NEL BOSCO" DI CASSINO: "LA GROTTA"
come allora, rivestita al suo interno da sassetti e con lo sfiato per il fumo di un fuoco.
Manca il "registro degli ospiti", avrebbe aiutato a farne la storia.
Naturale "salvavita" per renitenti alla leva e partigiani nel periodo bellico; rifugio prima durante e dopo la guerra per gli "Spalloni" con le bricolle. Rocce scivolate da Treul e incagliate nel terreno a formare cunicoli, luogo lontano dall'abitato ove nascondere la merce o addirittura sostare qualche giorno quando la Finanza bussava alla porta di casa alla ricerca di "bionde" e uomini dediti al contrabbando oppure inseguiti nei boschi dalla Milizia Confinaria (29ª Legione "Alpina" con sede a Pallanza). Il Tribunale di Pallanza tra il 1930 e il 1939 giudicò, per il reato di contrabbando, oltre 790 persone.
Per il commercio clandestino delle "bionde" si sviluppò in Svizzera un vero e proprio mercato parallelo estremamente articolato. I fabbricanti svizzeri confezionavano i pacchetti destinati all'esportazione di frodo in stecche da 25 pezzi al posto di quelle classiche da 10 per ridurre al minimo il peso dell'imballaggio, le avvolgevano in carta catramata per proteggerle dalle intemperie. Con queste stecche speciali i fornitori preparavano le bricolle, zaini in sacco di iuta, che servivano per il trasporto della merce. Il loro peso era di circa 30 chilogrammi e conteneva fino a 800 pacchetti di "bionde". Era parte dell'equipaggiamento dello spallone la roncola, un tagliente coltello arcuato tenuto sempre a portata di mano, che serviva per recidere rapidamente le spalline della bricolla e darsi alla fuga abbandonando il carico se intercettati dai finanzieri. Lo spallone era spesso spinto a dedicarsi al mercato di frodo dal bisogno materiale. Per queste ragioni il contrabbando d'una volta, quello fatto di faticose camminate notturne per boschi piegati sotto il peso della bricolla, non ha mai suscitato la riprovazione morale delle popolazioni di frontiera, né in Svizzera né in Italia.
Le merci oggetto del "mercato" erano per la Svizzera il riso nel periodo bellico; per l'Italia caffè, cacao. zucchero, dadi ma soprattutto sigarette, le "bionde".
Per il commercio clandestino delle "bionde" si sviluppò in Svizzera un vero e proprio mercato parallelo estremamente articolato. I fabbricanti svizzeri confezionavano i pacchetti destinati all'esportazione di frodo in stecche da 25 pezzi al posto di quelle classiche da 10 per ridurre al minimo il peso dell'imballaggio, le avvolgevano in carta catramata per proteggerle dalle intemperie. Con queste stecche speciali i fornitori preparavano le bricolle, zaini in sacco di iuta, che servivano per il trasporto della merce. Il loro peso era di circa 30 chilogrammi e conteneva fino a 800 pacchetti di "bionde". Era parte dell'equipaggiamento dello spallone la roncola, un tagliente coltello arcuato tenuto sempre a portata di mano, che serviva per recidere rapidamente le spalline della bricolla e darsi alla fuga abbandonando il carico se intercettati dai finanzieri. Lo spallone era spesso spinto a dedicarsi al mercato di frodo dal bisogno materiale. Per queste ragioni il contrabbando d'una volta, quello fatto di faticose camminate notturne per boschi piegati sotto il peso della bricolla, non ha mai suscitato la riprovazione morale delle popolazioni di frontiera, né in Svizzera né in Italia.
Le merci oggetto del "mercato" erano per la Svizzera il riso nel periodo bellico; per l'Italia caffè, cacao. zucchero, dadi ma soprattutto sigarette, le "bionde".
Come altri agglomerati urbani a ridosso del confine svizzero Cassino consegna alla storia un passato non privo di questo fenomeno. Sottovoce con tono confidenziale qualche ricordo emerge. È pur sempre "Storia di paese".
«...... appena dopo il confine di Piaggio Valmara ma prima dell'abitato di Brissago giù quasi sulla riva del lago c'era una "grà", il proprietario faceva trovare pronte le bricolle, i contrabbandieri andavano a ritirarle poi su su a salire in alto fino a valicare il confine, sempre di notte, scendevano a Orponte lasciavano il carico in altra "grà", poi arrivava una macchina ... caricava e via...». (*)
« ...... su dove c'è il Parco delle Rimembranze la chiamano Brusada ma anche al Pontett de la Peschiera sulla mulattiera per Trarego alle volte venivano tre o quattro finanzieri col sacco a pelo e dormivano lì perchè sapevano che gli spalloni scendevano da Cheglio a Sidron giù nella Valenca e arrivavano su di lì poi infilavano la Mezzana...». (*)
«...... Ricordo ancora oggi perchè è stata una cosa improvvisa e movimentata ... ero in campagna con la mamma d'improvviso salta fuori uno di Cassino, poco più di vent'anni, giù di corsa dai prati, incrocia mia mamma e a bassa voce fa: "tu non mi hai visto" ... ci siamo guardate in giro, poco dopo dal paese in alto sulla stradina per Cannero degli uomini con la divisa: "Ha visto passare qualcuno signora"? ha urlato uno, "No ... no!" ha risposto. Avevo otto anni non sapevo neanche di cosa si trattasse. In seguito capii che erano finanzieri e si trattava di contrabbando». (*)
« ...... passavano da Oggiogno o Trarego, Piazza Sant'Eurosia, giù in Cannobina, su alla val di Cavaglio ... Sono andato una volta sola, nel 46 era appena finita la guerra, mi hanno offerto cinquemila lire per andare dentro vuoto e tornare con il carico. Siamo partiti: Oggiogno, Trarego, la Cannobina, Gurrone, abbiamo fatto il confine su tra il Giovi e il Limidario a la Cata de mezz, giù al Mergun un alpe sopra Brissago al Curtasc, era dicembre, c'era la luna e sotto si vedeva luccicare il ghiaccio, su nell'alta Valmara per scendere abbiam dovuto calar una cordicella lasciarci giù e poi saltar di là, abbiam levato la corda che non ce la portassero via. ... Quando siamo arrivati nel vallone di Brissago per andare all'alpeggio abbiam sentito due colpi di fucile, ci siamo bloccati e in tre sono scesi a controllare, dopo un po' sono tornati e hanno dato il via libera per scendere. A me han messo cinquanta chili di caffè sulle spalle per salire su dal prato. All'alpe hanno sistemato il carico da portare in Italia, a me assegnarono una bricolla di tabacco da 17 kg. Intorno alla mezzanotte via per il ritorno, alle sei e mezza eravamo su al confine, ci siamo fermati, c'era un baitino, uno ha fatto una fascinetta l'ha lasciata cadere da un muricciolo dicendo: "lì sei in Italia". Siamo rimasti lì aspettando che venisse giorno ... Tornando ai colpi d'arma ... erano due fratelli di Socraggio, in una baita avevano fatto il carico, c'era in giro la pattuglia della Guardia Svizzera, a quel tempo non aveva autorità di entrare nelle case a perquisire e quando uno è uscito ha intimato "alt" e un colpo in alto, lui ha gettato le bricolle si è lasciato scivolare giù da un muretto ed è scappato, il secondo colpo quando è uscito l'altro. ... Quando siamo scesi giù dent i Calagn in fondo alla valle di Cavaglio veniva su il fumo da una baita ... ci han fatto segno di scendere ... e dentro c'era quello che era scappato al primo colpo, è lui che ci ha raccontato come è andata, aspettava di vedere se il fratello era riuscito a fare come lui, abbiamo poi saputo che per un altro sentiero era riuscito anche lui a scappare e rientrare. ... A mezzogiorno siamo arrivati a Gurrone, lì uno di Trarego ha fatto un risotto per tutti, siamo venuti giù a Socraggio, passato il ponte di corsa per paura della Finanza, ci siamo arrampicati su fino a Sant'Eurosia, alle quattro e mezza del pomeriggio siamo arrivati a Trarego, dalla mezzanotte. Mi han dato le cinquemila lire pattuiti, con tremilacinquecento mi sono comprato un paio di scarponi che erano una meraviglia». (*)
La "Grotta" si trova vicino al "PARCO DEL GUFO" (vai).
1 commento:
Tutto un altro mondo!!!!
anche questo fa parte della storia.
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